Privacy, protezione dati: ecco come l’azienda deve comportarsi

Da costo a risorsa
Nella società moderna la tutela della privacy è un diritto imprescindibile di ogni persona.
L’impresa e con essa le persone che la guidano impatta quotidianamente ed in ogni atto che produce con soggetti fisici che devono essere tutelati: pensiamo ai dipendenti, ai clienti, ai fornitori, a controparti varie. Da ciò ne discendono tutta una serie di obblighi dettati dalle normative nazionali ed europee (non sto qui ad elencarle) che sono considerate dagli imprenditori come una ulteriore ingerenza della burocrazia negli affari aziendali, generando solo costi aggiuntivi, spesso considerati inutili, dispersione temporale e lavorativa degli imprenditori e di alcuni lavoratori, ulteriore complicazione nel rapporto con i soggetti da tutelare. Inoltre, se si considerano gli obblighi per la tutela della privacy inesistenti o scarsamente normati o applicati in molti paesi che sono fortemente concorrenziali con il sistema produttivo italiano, ben si comprende l’atteggiamento a dir poco ostracista dei nostri imprenditori nell’applicare le normative.
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Il Titolare dell’Azienda e le Responsabilità
Preciso che il titolare d’azienda è colui che decide il motivo e le modalità del trattamento dei dati ed è il solo responsabile del rispetto degli obblighi previsti dalla normativa, sia nazionale che internazionale. Viene definito dall’ultimo regolamento comunitario 679/2016, che entrerà in vigore in Italia il 25 maggio prossimo, come Data Controller, da non confondersi con il Data Processor, responsabile del trattamento nominato/incaricato dal Data Controller.
Le sanzioni sono salatissime e pesantissime: quelle amministrative sono in genere in capo all’azienda, quelle penali ricadono sul titolare/ Data Controller.
E’ difficile trovare in questo panorama aspetti che possano farci prefigurare condizioni vantaggiose per l’azienda.
In realtà, invece, un corretto rispetto delle norme che tutelano la privacy ci permette di comprendere il valore dei rapporti che ogni giorno, in ogni istante, l’impresa intesse con i soggetti con cui viene in contatto.
Vediamo come da un costo possiamo trarre ricavi!
Nella società dove il totem dell’informazione è il motore indiscusso della crescita e dello sviluppo i dati posseduti da un’azienda rappresentano un patrimonio prezioso che deve, però, essere trattato con liceità affinché possa essere utilizzato per creare valore. Inoltre, un’impresa competitiva è quella che mantiene un ottimo rapporto con i clienti e le controparti solo se riesce a rispondere con velocità e professionalità alle richieste che arrivano al customer care o agli altri uffici competenti. La capacità dell’azienda di gestire al meglio i dati personali che possiede la rendono agli occhi di terzi, quindi, affidabile e moderna.
L’obbligo di chiedere il consenso all’utilizzo ed al trattamento dei dati personali è sinonimo di chiarezza e trasparenza nello svolgimento dell’attività di impresa. Il cliente, il fornitore, i dipendenti, tutti coloro che sono portatori di dati sensibili non possono che apprezzare il corretto atteggiamento dell’azienda nei confronti delle normative sulla privacy.
Una particolare attenzione deve essere rivolta a tutte quelle azioni che l’impresa può porre in essere per il perseguimento di alcuni interessi :
- migliorare la sicurezza e difendere i propri beni da accessi indesiderati,
- migliorare la capacità di analizzare il mercato di riferimento
- sviluppare politiche ed interventi volti ad ingrandire la fetta di mercato posseduta,
- aumentare la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Affrontare queste problematiche al di fuori della normativa sulla privacy non rappresenta un vantaggio per l’azienda. Spesso si violano norme anche di fonte diversa ( vedi Statuto dei lavoratori ) che comportano costi e conflitti aziendali altrimenti evitabili. A volte basta una adeguata formazione o, in ultima analisi, il ricorso ad una richiesta di delucidazione all’organismo preposto, il Garante per la Privacy, per eliminare qualsiasi rischio di illecito.
L’obbligo da parte dei Titolari/Data Controller, previsto dal Codice sulla privacy, di adottare misure di sicurezza che, ad esempio, garantiscano la verifica e la convalida dell’identità di colui che accede ad un sistema elettronico, se da un lato comporta il sostenimento di costi importanti, dall’altro la mancata adozione di adeguati standard di sicurezza allontanerebbero i clienti o altri soggetti tenuti al dialogo “elettronico”, riducendo, così, se non eliminando del tutto, la capacità dell’impresa di stare sul mercato.
Insomma, si comprende bene che la società dell’informazione, della comunicazione on-line, delle transazioni sempre più virtuali, della firma digitale, dell’e-commerce, del blockchain, etc. ha bisogno di una sempre maggiore ricerca di metodi per la raccolta e la protezione dei dati personali e di una sempre più diffusa responsabilizzazione e obbligo di rendicontazione dei Data Controller/Titolari d’azienda. Si tratta del sottinteso principio dell’accountability che permea il già citato ultimo regolamento UE 679/2016. In particolare ogni processo aziendale deve prevedere l’incorporamento della privacy in modo che la tutela dei dati sia effettiva e non solo formale.
Quindi, il sistema di tutela dei dati personali deve far si che la progettazione di qualsiasi processo aziendale non sia solo conforme formalmente alla norma ma che lo sia anche da un punto di vista sostanziale. Non si può prescindere da ciò se si intende fare impresa. Pertanto a cominciare dai titolari di azienda, è opportuno che si affrontino percorsi formativi e ci si predisponga positivamente nei confronti delle azioni di tutela della privacy che il sistema ci consiglia/obbliga di fare.
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Riassunto
Il titolare di un’Azienda viene definito dall’ultimo regolamento comunitario 679/2016, che entrerà in vigore in Italia il 25 maggio prossimo, come Data Controller, da non confondersi con il Data Processor, responsabile del trattamento nominato/incaricato dal Data Controller.
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