Il coronavirus e l’impatto sull’economia italiana e non solo

Siamo in spasmodica attesa della definizione delle misure che il Governo adotterà per fronteggiare le criticità che l’economia nazionale sta vivendo a seguito del diffondersi dell’epidemia da COVID – 19 nel nostro paese. Le aree di crisi più interessate sono quelle settentrionali, dove la Lombardia, il motore economico di Italia con il suo 25% del PIL nazionale, risulta essere la regione più colpita. Si dovesse bloccare il sistema produttivo del settentrione si determinerebbe una crisi economico-finanziaria al cui cospetto quella del 2008 sembrerebbe una mera esercitazione scolastica.
Uno scenario simile deve però tener conto che è la salute dei cittadini a prevalere su qualsiasi altro interesse e che nulla si deve lasciare di intentato per riuscire a fermare la diffusione della epidemia in corso. A tal proposito si deve dar conto della forte fibrillazione che attraversa il mondo della manifattura italiana e gli scioperi, ancora a macchia di leopardo e non generalizzati, che si stanno susseguendo nelle fabbriche testimoniano le preoccupazioni dei lavoratori che si sentono poco tutelati dal punto di vista sanitario nello svolgimento delle loro funzioni lavorative. Infatti, la volontà dei titolari di azienda di continuare la produzione si scontra con le esigenze di sicurezza degli addetti. In realtà, a ben vedere, gli interessi sono coincidenti: entrambi vogliono mantenersi in vita; l’imprenditore e l’impresa per continuare a produrre ricchezza senza lasciare spazio e fette di mercato ai concorrenti stranieri, e per cercare di evitare sofferenze finanziarie altrimenti difficilmente superabili alla ripresa ordinaria delle attività; gli operai nel pretendere giustamente il diritto alla salute sul posto di lavoro al fine di garantirsi le condizioni migliori per poter continuare a lavorare, garantendo per se e per l’azienda un futuro certo.
In questo scontro tra umani e COVID – 19 è imperativo che lo Stato, e per esso il Governo, adottino il più rapidamente possibile le misure corrette per evitare che il virus distrugga l’industria manifatturiera italiana (seconda d’Europa) e anche quella turistico – ricettiva. Lo stanziamento a debito di 25 miliardi di euro annunciato dal Governo e, udite udite, autorizzato dall’UE in quanto extrastrutturale (in realtà è una imputazione già prevista dai Trattati in caso di condizioni straordinarie e temporalmente brevi) è appena sufficiente a finanziare le misure di cui si sente parlare in queste ore mentre scrivo.
Non voglio, al momento, disquisire di argomenti non definiti, lasciandomi tale possibilità successivamente alla approvazione degli interventi da parte del Consiglio dei Ministri.
Spero e mi auguro, però, sinceramente che gli interventi siano immediatamente godibili da parte delle famiglie e delle imprese e che siano dettati da interessi generali, per il bene comune e non di parte. Non è tempo di superficialità o peggio parzialità di azione.
Da un male potrebbe scaturire un bene; uno shock, chiaramente positivo, all’economia è quanto da più parti e da diverso tempo anche autorevoli economisti auspicano. Forse abbiamo in questo momento storico l’opportunità di cogliere l’occasione per fare ciò che va fatto.
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